"Il Rientro dell'Oro Italiano da Fort Knox: Un'Impresa Nazionale"

In un contesto di guerre commerciali e tensioni geopolitiche, la proposta di Meloni rappresenta una mossa strategica di alto interesse nazionale. Infatti, il 43% delle riserve in oro dell'Italia è attualmente detenuto a Fort Knox, una situazione che secondo Meloni potrebbe rappresentare un rischio per la sicurezza finanziaria del paese. Il valore delle riserve auree italiane ammonta a 2.452 tonnellate, di cui 4,1 tonnellate sotto forma di moneta e le rimanenti in lingotti. In un periodo di instabilità economica come quello attuale, caratterizzato da timori di recessione e da una raffica di dazi commerciali, il prezzo dell'oro è in costante aumento, raggiungendo il record di 3200 dollari l'oncia. Nonostante non generi interessi e comporti alti costi di custodia, l'oro rimane un baluardo di stabilità finanziaria fondamentale, soprattutto in periodi di incertezza economica. Infatti, numerose banche centrali, comprese quelle di Cina e India, stanno aumentando le loro riserve d'oro, contribuendo a un aumento del suo valore come bene rifugio. L'Italia detiene il terzo posto al mondo come paese con le maggiori riserve d'oro, dietro solo a Usa e Germania, con un controvalore che si aggira sui 230 miliardi di euro. Inoltre, il 44,86% delle riserve totali in oro, compresa la totalità dell'oro monetato, è custodito presso la sede della Banca d'Italia in Via Nazionale a Roma. Tuttavia, il 55% dell'oro della Banca d'Italia è attualmente depositato presso banche centrali di altri Paesi, con il 43,29% negli Stati Uniti, il 6,09% in Svizzera e il 5,76% nel Regno Unito. In questo contesto, la proposta di Meloni di rimpatriare l'oro italiano assume un'importanza strategica per la sicurezza finanziaria nazionale.